EURASIA UNITA - I Sette Punti, La nostra ideologia

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Anton Hanga
view post Posted on 26/3/2008, 14:39




EURASIA UNITA - I Sette Punti


I ‐ Antiamericanismo
Gli Stati Uniti d’America, seguendo la loro natura geopolitica di potenza marittima, si rapportano con le terre oltremare con un’unica logica, quella predatoria, ed un unico scopo, la colonizzazione, l’asservimento
ed il parassitismo verso ogni tipo di risorsa. Gli interessi predatori degli Stati Uniti d’America non possono in
alcun modo coincidere con quelli dell’Eurasia, e per questo motivo essi hanno creato la nozione culturale
artificiale di Mondo Occidentale, che altro non è che il sinonimo camuffato di Interesse Americano, e la nozione strategica altrettanto artificiale di Atlantismo, in cui la penisola Europea, anziché volgersi, per sua
natura storica e destino geografico, verso il proprio continente, ad Est, viene mantenuta, con la forza e con
l’inganno, prostrata e rivolta verso il proprio padrone oltremare, ad Ovest.
Noi ripudiamo l’americanizzazione del mondo in ogni suo aspetto: militare, politico, economico, culturale.
La realtà quotidiana in cui viviamo, in ognuno dei suoi aspetti sopracitati, è tale a causa della colonizzazione
americana. Noi respingiamo questa colonizzazione e tutto ciò che essa implica, e riconoscendo in essa il principale ed incombente pericolo per la giustizia e la stabilità del mondo, consideriamo come obbiettivo
strategico primario lo sradicamento dell’egemonia americana sul continente eurasiatico e, in funzione di esso, esercitiamo la posizione di appoggio pragmatico a qualsiasi forza movimentista, partitica, governativa,
nazionale e internazionale di qualsivoglia orientamento e parte politica che osteggi, contrasti, contenga con
il suo operato l’egemonia americana sul nostro continente.

II ‐ Antisionismo
Il movimento Sionista, nato alla fine dell’ottocento sulla falsariga dei nazionalismi più sciovinisti, ha avuto
come mira l’instaurazione di uno stato razzista ad etnia unica (Israele) da crearsi tramite la progressiva colonizzazione militare e la sistematica pulizia etnica di una terra già abitata da millenni. Questo obiettivo è stato ed è in gran parte portato a termine grazie all’appoggio delle potenze marittime imperialiste d’America e Inghilterra. Il regime razzista di Israele, che tiene la popolazione nativa della terra di Palestina ingabbiata in lager a cielo aperto chiamati Gaza e Cisgiordania, è uno stato artificiale il cui sostentamento è dovuto unicamente ai fondi miliardari garantitigli dagli Stati Uniti d’America, ed il cui scopo strategico è quello di essere una spina piantata nel cuore del mondo arabo onde evitarne l’integrazione e costituire una testa di ponte dell’imperialismo americano nell’accesso e nel controllo del Medio Oriente.
Per queste ragioni noi ripudiamo il regime razzista di Israele, e prendendo atto dell’impossibilità della
soluzione segregazionista “due stati per due popoli” (uno ebraico e numericamente minoritario esteso sulla
quasi totalità della terra di Palestina ed uno arabo e numericamente maggioritario rinchiuso e stipato in piccoli e separati frammenti di terra chiusi da muri), ci auspichiamo la fine dell’apartheid sionista e la pacificazione sul modello post‐segregazionista sudafricano tramite uno stato per due popoli in pacifica coabitazione e senza esclusivismi interni ed ostilità militari esterne.

III ‐ Anticapitalismo
Il Capitalismo, inteso come concezione dell’economia gestita da privati aventi come scopo il profitto
personale e la crescita a scapito del prossimo ha dimostrato, dalla sua instaurazione completa in occasione
delle rivoluzioni borghesi sette‐ottocentesche ad oggi, di essere un modello instabile, ingiusto, non
durevole. L’intera scuola di pensiero liberale e liberista nasce come sovrastruttura pseudo‐scientifica al fine
di giustificare con falsi pretesti e false previsioni il dominio reale dei detentori del potere economico e bancario. Le condizioni di estrema ingiustizia sociale, precarietà e crollo economico progressivo cui oggi assistiamo sono conseguenza di un graduale processo di corruzione morale dei poteri capitalisti, processo
inevitabile, intrinseco ed inseparabile dalla natura del capitalismo stesso, il quale al fine di far espandere il
potere dei propri padroni spinge allo sradicamento, l’abbattimento, la rottura, la rimozione di ogni vincolo,
norma e senso del limite. Per sopravvivere, ad esso non è sufficiente mantenersi stabile, bensì deve
crescere creando sempre nuove fasce di mercato, tramite il metodo della diffusione dei bisogni indotti e
della rimozione di ogni radice e convenzione al solo scopo di offrire ad ogni consumatore la più vasta gamma di bisogni e sentimenti artificiali, cambiamenti perenni senza un centro e senza un fine.
Noi rifiutiamo come modello omicida, distruttivo e impraticabile il capitalismo, la cui progressiva e
inevitabile evoluzione ha aumentato e acutizzato le ingiustizie economiche, sociali e politiche ed attuato la
sovversione di ogni ordine normale delle cose, sostituendovisi come dominatore fittizio sotto l’egida
formale della liberaldemocrazia, sistema oligarchico progettato affinché i pesci grossi abbiano via libera
nelle loro mire di divorare e sfruttare i piccoli.
Ci schieriamo invece a favore di un modello economico e produttivo di tipo pubblico, socializzato ed equo
che sia improntato alla giustizia e alla dignità di tutti, tutelando l’interesse della comunità e dell’ambiente
da quello dello squalo e del profittatore.

IV ‐ Superamento di Destra e Sinistra
Destra e Sinistra hanno rappresentato, sin dalla loro nascita, le esigenze e le culture politiche più disparate.
Ci fu un tempo in cui Destra significò istanza nazionale, gerarchica e a suo modo sociale, e Sinistra significò
istanza internazionalista, sovversiva ed egualitaria, ad oggi Destra e Sinistra sono entrambe oligarchiche, capitaliste ed internazionaliste nei fatti. L’unica differenza, come specchietto per le allodole, la si esercita su frivoli temi di costume i quali non spostano di una virgola le vite reali delle persone e non si discostano dal programma unificato imposto loro dai poteri finanziari internazionali e dal loro braccio armato angloamericano‐atlantista‐sionista. Le stesse “ali estreme” dell’arco politico, ormai ridotte a caricature feticistiche di sé stesse e talvolta aventi istanze più simili fra sé che non rispetto ai propri corrispondenti moderati, continuano, quando inconsapevolmente e quando intenzionalmente, a mantenere in vita un’ormai morta opposizione reciproca che non ha più ragione di esistere. La ragione per cui Destra e Sinistra hanno potuto sopravvivere come concetti malgrado il completo svuotamento e mutamento dei loro contenuti e delle loro proposte, è che ‘Destra’ e ‘Sinistra’ altro non sono che tendenze caratteriali di massa volte l’una ad istinti reazionari e di ‘difesa del più forte’ a prescindere che esso meriti o no tale potere e tale forza, e l’altra ad istinti sovversivi, distruttivi, dissolutori ed omologanti per partito preso, onde portare avanti un’idea distorta e totalizzante di ‘uguaglianza’ che va contro la stessa natura differenziata delle cose e delle persone. Entrambe queste due forze sono ottuse, irrazionali ed hanno per loro inevitabile natura un punto di vista parziale. Esse non hanno quindi, in quanto atteggiamenti parziali, la legittimità né la capacità di governare con giustizia una comunità organicamente composta da persone, caratteri, funzioni, articolazioni, settori che sono per natura diversi e complementari.
Noi ripudiamo le categorie di Destra e Sinistra, non pensiamo più in tali termini e non alimenteremo la prosecuzione di questo teatrino inscenato dai poteri mercantili, incolori ed omologanti per illuderci e
distogliere il nostro sguardo dalla verità.

V ‐ Impero
Il fenomeno storico massonico‐risorgimentale degli Stati‐nazione e del nazionalismo nasce con la presa di
potere delle fazioni borghesi, al fine di sradicare ogni limite alle ambizioni di potere e di espansione dei grandi capitalisti e banchieri. Fino ad allora, sin dall’antichità Romana, comunità di differenti culture e retaggi avevano egualmente convissuto all’interno delle formazioni Imperiali. Questo perché nel modello Imperiale lo Stato, che è elemento di natura politica e legato all’Idea, non si identifica con la nazione (che è un dato biologico, etnico, legato alle casualità storiche che hanno portato alla sua formazione), bensì ha natura sovranazionale, e contiene in sé più nazioni, lingue e culture locali. Nella storia, i popoli intesi come comunità umane aventi un folklore comune, sono nati, mutati, scomparsi, ne sono apparsi altri, in un susseguirsi di eventi più o meno traumatici, più o meno accidentali, più o meno imprevisti. Quello della nazione, cioè del retaggio popolare e del folklore, è un elemento mutevole che non essendo sceso dal cielo non può considerarsi come permanente né cristallizzarsi come Stato. Con l’abbattimento degli Imperi per mano della classe mercantile, le realtà in cui molti diversi popoli avevano pacificamente convissuto senza doversi omologare né cancellare le proprie identità, scomparvero e furono sostituite da un susseguirsi di
pulizie etniche, razzismi, migrazioni forzate e persecuzioni, che furono occasione di innumerevoli conflitti
etnici prolungatisi nel tempo e giunti fino ai nostri giorni. Il modello Imperiale, avendo una valenza ideale e
sovranazionale, non puntava ad omologare, appiattire e cancellare le tradizioni ed i costumi dei suoi popoli
(come accade invece oggi da parte di strutture materialiste e livellatrici come la Comunità Europea, retta da
tecnocrati e banchieri), bensì li conteneva ed univa in grandi spazi permettendo loro di godere
semplicemente, come nel caso Romano, di eguali diritti di cittadinanza (e potenzialità di ascesa) e delle infrastrutture imperiali come le vie, gli acquedotti e tutti i complessi tecnologici che accrescessero il benessere e gli standard della vita.
La nazione, in quanto entità storicamente mutevole, non può basare la propria stabilità politica sui principi
esclusivistici tipici degli Stati‐nazione. L’Impero, al contrario, riceve la propria legittimità e giustificazione superiore dal fatto di essere rappresentante di un’Idea oggettiva e senza tempo, quell’idea naturale, organica, imperiale ed immortale espressasi nella storia in tutte le grandi civiltà del mondo tradizionale.
Schierandoci a favore della forma politica sovranazionale dell’Impero noi non rivendichiamo qui, per
feticistico attaccamento, la giustezza o la positività di tutti gli atti storici occorsi, per le cause ed errori più
vari, nel tempo in cui le forme Imperiali vigerono; quel che piuttosto rivendichiamo è il modello e l’idea atemporale e sovra‐temporale dell’Impero, inteso come riproduzione naturale ed umana dell’ordine cosmico, da suddividersi su base storico‐geografica (nel nostro caso, per comunanza ideale, Europea) e da svilupparsi in spirito di pace, integrazione e collaborazione con le altre unità imperiali non‐europee che ci auspichiamo si creino similmente alla nostra.
Quello di “Impero” non è un concetto assimilabile all’imperialismo predatorio americano: Ne è l’esatto
opposto. L’imperialismo è una forma esasperata di nazionalismo conquistatore, sfruttatore ed omologante,
la parodia invertita dell’Impero. E’ per questo che ad esempio il nazismo, che con razzismo e prevaricazione
volle ridurre il mondo a diventare tedesco, non fu Impero ma imperialismo. Ci opponiamo quindi a qualsiasi
proposito di invasione e violazione della sovranità territoriale di uno Stato. L’Impero è e sarà una chiamata
a fare qualcosa di grande insieme.

VI ‐ Tradizione
Quando parliamo di Tradizione (dal latino tradere, consegnare), non parliamo di acritico conservatorismo, o
di consuetudini caduche, mutevoli, mortali, figlie dei propri tempi. Analogamente al concetto d’Impero, ci
riferiamo a qualcosa di immutabile, sovrastorico, organico, unico. Come Europei, i precedenti più illustri in
cui la Tradizione Una ha dato forma alla nostra civiltà sono stati quelli delle fasi ascendenti di Roma, della
Grecia dorico‐achea e dell’antica Scandinavia e Germania. Nell’età oscura in cui i popoli hanno perso la Luce
e la consapevolezza delle loro origini comuni, vedendosi l’un l’altro come estranei, si è introdotto nei
rapporti fra di essi un nuovo elemento che mai fu grande e significativo quanto nell’era moderna dei
nazionalismi, degli sciovinismi e dei razzismi: l’odio. Mai nell’antichità si giunse ad un’ignoranza e ad un odio tanto estesi. Ed è distaccandoci da questa ignoranza, e conformemente all’idea della Tradizione Una e
dell’Impero, che non possiamo che riconoscere ed onorare la pari dignità delle forme luminose che queste
idee presero negli altri luoghi del mondo ove esse sorsero, come nel Giappone, nell’India, nella Cina, nella
Persia, nel mondo Islamico, nella Russia. Il nemico che cerchiamo, quello che ci ha tolto la Luce, non è straniero, non coincide con un paese fonte di tutti i mali. Il nemico comune, quello contro cui tutti non possiamo che unirci, è l’Entropia, il Caos, la Dissoluzione, quello stesso male che ci corrode oscurando ogni verità. La nostra posizione verso qualunque altro paese è quindi di pieno rispetto per la sua tradizione, di
solidarietà, disponibilità e mancanza di pregiudizi, tanto quanto la nostra avversione è rivolta verso il
nichilismo, lo sfruttamento ed il rovesciamento di ogni giustizia e ordine normale delle cose.

VII ‐ Eurasiatismo
In opposizione all’americanizzazione militare, politica, economica e culturale del mondo, noi ci dichiariamo
eurasiatisti. Supportiamo cioè un’alleanza salda e duratura fra i poli/potenze del continente Eurasiatico:
Europa, Russia, mondo Islamico, India, Cina e Giappone. Alleanza sotto forma di
integrazione/collaborazione strategica, energetica, economica e culturale. Solo se unita, l’Eurasia può
essere indipendente dalle mire americane di dominio, sfruttamento e disgregazione, ed instaurare
stabilmente una pax eurasiatica. Gli strateghi americani sanno questo, ed è esattamente la ragione per cui
la principale costante mai venuta meno nella politica estera americana è sempre stata il mantenimento delle divisioni nella massa continentale Eurasiatica, tramite la fomentazione di conflitti fra i vari poli regionali che la compongono. La nostra opposizione alla dominazione americana ha inoltre una valenza fondamentale di civiltà e visione del mondo: Essa è una lotta contro il capitalismo, il materialismo, il nichilismo, lo sradicamento, il livellamento e la trasformazione dell’essere umano in consumatore.

Edited by ]Kwisatz^Haderach[ - 15/7/2008, 17:09
 
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Col.Ragno
view post Posted on 26/3/2008, 20:39




Fuori dall'euroasia l'egemonia USA! Fuori i sionisti! Per un Impero eurasiatico forte e indistruttibile!
 
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V.I.T.R.I.O.L.
view post Posted on 27/3/2008, 19:32




Anche questi dovrebbero essere diffusi in tutte le colonie!
 
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Col.Ragno
view post Posted on 30/3/2008, 18:43




Spammato ;)

SPOILER (click to view)
CODICE
<b>[color=red][size=7]EURASIA UNITA - I Sette Punti[/size][/color]</b>


<b>I &#8208; Antiamericanismo </b>
Gli Stati Uniti d’America, seguendo la loro natura geopolitica di potenza marittima, si rapportano con le terre oltremare con un’unica logica, quella predatoria, ed un unico scopo, la colonizzazione, l’asservimento
ed il parassitismo verso ogni tipo di risorsa. Gli interessi predatori degli Stati Uniti d’America non possono in
alcun modo coincidere con quelli dell’Eurasia, e per questo motivo essi hanno creato la nozione culturale
artificiale di Mondo Occidentale, che altro non è che il sinonimo camuffato di Interesse Americano, e la nozione strategica altrettanto artificiale di Atlantismo, in cui la penisola Europea, anziché volgersi, per sua
natura storica e destino geografico, verso il proprio continente, ad Est, viene mantenuta, con la forza e con
l’inganno, prostrata e rivolta verso il proprio padrone oltremare, ad Ovest.
Noi ripudiamo l’americanizzazione del mondo in ogni suo aspetto: militare, politico, economico, culturale.
La realtà quotidiana in cui viviamo, in ognuno dei suoi aspetti sopracitati, è tale a causa della colonizzazione
americana. Noi respingiamo questa colonizzazione e tutto ciò che essa implica, e riconoscendo in essa il principale ed incombente pericolo per la giustizia e la stabilità del mondo, consideriamo come obbiettivo
strategico primario lo sradicamento dell’egemonia americana sul continente eurasiatico e, in funzione di esso, esercitiamo la posizione di appoggio pragmatico a qualsiasi forza movimentista, partitica, governativa,
nazionale e internazionale di qualsivoglia orientamento e parte politica che osteggi, contrasti, contenga con
il suo operato l’egemonia americana sul nostro continente.

<b>II &#8208; Antisionismo </b>
Il movimento Sionista, nato alla fine dell’ottocento sulla falsariga dei nazionalismi più sciovinisti, ha avuto
come mira l’instaurazione di uno stato razzista ad etnia unica (Israele) da crearsi tramite la progressiva colonizzazione militare e la sistematica pulizia etnica di una terra già abitata da millenni. Questo obiettivo è stato ed è in gran parte portato a termine grazie all’appoggio delle potenze marittime imperialiste d’America e Inghilterra. Il regime razzista di Israele, che tiene la popolazione nativa della terra di Palestina ingabbiata in lager a cielo aperto chiamati Gaza e Cisgiordania, è uno stato artificiale il cui sostentamento è dovuto unicamente ai fondi miliardari garantitigli dagli Stati Uniti d’America, ed il cui scopo strategico è quello di essere una spina piantata nel cuore del mondo arabo onde evitarne l’integrazione e costituire una testa di ponte dell’imperialismo americano nell’accesso e nel controllo del Medio Oriente.
Per queste ragioni noi ripudiamo il regime razzista di Israele, e prendendo atto dell’impossibilità della
soluzione segregazionista “due stati per due popoli” (uno ebraico e numericamente minoritario esteso sulla
quasi totalità della terra di Palestina ed uno arabo e numericamente maggioritario rinchiuso e stipato in piccoli e separati frammenti di terra chiusi da muri), ci auspichiamo la fine dell’apartheid sionista e la pacificazione sul modello post&#8208;segregazionista sudafricano tramite uno stato per due popoli in pacifica coabitazione e senza esclusivismi interni ed ostilità militari esterne.

<b>III &#8208; Anticapitalismo </b>
Il Capitalismo, inteso come concezione dell’economia gestita da privati aventi come scopo il profitto
personale e la crescita a scapito del prossimo ha dimostrato, dalla sua instaurazione completa in occasione
delle rivoluzioni borghesi sette&#8208;ottocentesche ad oggi, di essere un modello instabile, ingiusto, non
durevole. L’intera scuola di pensiero liberale e liberista nasce come sovrastruttura pseudo&#8208;scientifica al fine
di giustificare con falsi pretesti e false previsioni il dominio reale dei detentori del potere economico e bancario. Le condizioni di estrema ingiustizia sociale, precarietà e crollo economico progressivo cui oggi assistiamo sono conseguenza di un graduale processo di corruzione morale dei poteri capitalisti, processo
inevitabile, intrinseco ed inseparabile dalla natura del capitalismo stesso, il quale al fine di far espandere il
potere dei propri padroni spinge allo sradicamento, l’abbattimento, la rottura, la rimozione di ogni vincolo,
norma e senso del limite. Per sopravvivere, ad esso non è sufficiente mantenersi stabile, bensì deve
crescere creando sempre nuove fasce di mercato, tramite il metodo della diffusione dei bisogni indotti e
della rimozione di ogni radice e convenzione al solo scopo di offrire ad ogni consumatore la più vasta gamma di bisogni e sentimenti artificiali, cambiamenti perenni senza un centro e senza un fine.
Noi rifiutiamo come modello omicida, distruttivo e impraticabile il capitalismo, la cui progressiva e
inevitabile evoluzione ha aumentato e acutizzato le ingiustizie economiche, sociali e politiche ed attuato la
sovversione di ogni ordine normale delle cose, sostituendovisi come dominatore fittizio sotto l’egida
formale della liberaldemocrazia, sistema oligarchico progettato affinché i pesci grossi abbiano via libera
nelle loro mire di divorare e sfruttare i piccoli.
Ci schieriamo invece a favore di un modello economico e produttivo di tipo pubblico, socializzato ed equo
che sia improntato alla giustizia e alla dignità di tutti, tutelando l’interesse della comunità e dell’ambiente
da quello dello squalo e del profittatore.

<b>IV &#8208; Superamento di Destra e Sinistra </b>
Destra e Sinistra hanno rappresentato, sin dalla loro nascita, le esigenze e le culture politiche più disparate.
Ci fu un tempo in cui Destra significò istanza nazionale, gerarchica e a suo modo sociale, e Sinistra significò
istanza internazionalista, sovversiva ed egualitaria, ad oggi Destra e Sinistra sono entrambe oligarchiche, capitaliste ed internazionaliste nei fatti. L’unica differenza, come specchietto per le allodole, la si esercita su frivoli temi di costume i quali non spostano di una virgola le vite reali delle persone e non si discostano dal programma unificato imposto loro dai poteri finanziari internazionali e dal loro braccio armato angloamericano&#8208;atlantista&#8208;sionista. Le stesse “ali estreme” dell’arco politico, ormai ridotte a caricature feticistiche di sé stesse e talvolta aventi istanze più simili fra sé che non rispetto ai propri corrispondenti moderati, continuano, quando inconsapevolmente e quando intenzionalmente, a mantenere in vita un’ormai morta opposizione reciproca che non ha più ragione di esistere. La ragione per cui Destra e Sinistra hanno potuto sopravvivere come concetti malgrado il completo svuotamento e mutamento dei loro contenuti e delle loro proposte, è che ‘Destra’ e ‘Sinistra’ altro non sono che tendenze caratteriali di massa volte l’una ad istinti reazionari e di ‘difesa del più forte’ a prescindere che esso meriti o no tale potere e tale forza, e l’altra ad istinti sovversivi, distruttivi, dissolutori ed omologanti per partito preso, onde portare avanti un’idea distorta e totalizzante di ‘uguaglianza’ che va contro la stessa natura differenziata delle cose e delle persone. Entrambe queste due forze sono ottuse, irrazionali ed hanno per loro inevitabile natura un punto di vista parziale. Esse non hanno quindi, in quanto atteggiamenti parziali, la legittimità né la capacità di governare con giustizia una comunità organicamente composta da persone, caratteri, funzioni, articolazioni, settori che sono per natura diversi e complementari.
Noi ripudiamo le categorie di Destra e Sinistra, non pensiamo più in tali termini e non alimenteremo la prosecuzione di questo teatrino inscenato dai poteri mercantili, incolori ed omologanti per illuderci e
distogliere il nostro sguardo dalla verità.

<b>V &#8208; Impero </b>
Il fenomeno storico massonico&#8208;risorgimentale degli Stati&#8208;nazione e del nazionalismo nasce con la presa di
potere delle fazioni borghesi, al fine di sradicare ogni limite alle ambizioni di potere e di espansione dei grandi capitalisti e banchieri. Fino ad allora, sin dall’antichità Romana, comunità di differenti culture e retaggi avevano egualmente convissuto all’interno delle formazioni Imperiali. Questo perché nel modello Imperiale lo Stato, che è elemento di natura politica e legato all’Idea, non si identifica con la nazione (che è un dato biologico, etnico, legato alle casualità storiche che hanno portato alla sua formazione), bensì ha natura sovranazionale, e contiene in sé più nazioni, lingue e culture locali. Nella storia, i popoli intesi come comunità umane aventi un folklore comune, sono nati, mutati, scomparsi, ne sono apparsi altri, in un susseguirsi di eventi più o meno traumatici, più o meno accidentali, più o meno imprevisti. Quello della nazione, cioè del retaggio popolare e del folklore, è un elemento mutevole che non essendo sceso dal cielo non può considerarsi come permanente né cristallizzarsi come Stato. Con l’abbattimento degli Imperi per mano della classe mercantile, le realtà in cui molti diversi popoli avevano pacificamente convissuto senza doversi omologare né cancellare le proprie identità, scomparvero e furono sostituite da un susseguirsi di
pulizie etniche, razzismi, migrazioni forzate e persecuzioni, che furono occasione di innumerevoli conflitti
etnici prolungatisi nel tempo e giunti fino ai nostri giorni. Il modello Imperiale, avendo una valenza ideale e
sovranazionale, non puntava ad omologare, appiattire e cancellare le tradizioni ed i costumi dei suoi popoli
(come accade invece oggi da parte di strutture materialiste e livellatrici come la Comunità Europea, retta da
tecnocrati e banchieri), bensì li conteneva ed univa in grandi spazi permettendo loro di godere
semplicemente, come nel caso Romano, di eguali diritti di cittadinanza (e potenzialità di ascesa) e delle infrastrutture imperiali come le vie, gli acquedotti e tutti i complessi tecnologici che accrescessero il benessere e gli standard della vita.
La nazione, in quanto entità storicamente mutevole, non può basare la propria stabilità politica sui principi
esclusivistici tipici degli Stati&#8208;nazione. L’Impero, al contrario, riceve la propria legittimità e giustificazione superiore dal fatto di essere rappresentante di un’Idea oggettiva e senza tempo, quell’idea naturale, organica, imperiale ed immortale espressasi nella storia in tutte le grandi civiltà del mondo tradizionale.
Schierandoci a favore della forma politica sovranazionale dell’Impero noi non rivendichiamo qui, per
feticistico attaccamento, la giustezza o la positività di tutti gli atti storici occorsi, per le cause ed errori più
vari, nel tempo in cui le forme Imperiali vigerono; quel che piuttosto rivendichiamo è il modello e l’idea atemporale e sovra&#8208;temporale dell’Impero, inteso come riproduzione naturale ed umana dell’ordine cosmico, da suddividersi su base storico&#8208;geografica (nel nostro caso, per comunanza ideale, Europea) e da svilupparsi in spirito di pace, integrazione e collaborazione con le altre unità imperiali non&#8208;europee che ci auspichiamo si creino similmente alla nostra.
Quello di “Impero” non è un concetto assimilabile all’imperialismo predatorio americano: Ne è l’esatto
opposto. L’imperialismo è una forma esasperata di nazionalismo conquistatore, sfruttatore ed omologante,
la parodia invertita dell’Impero. E’ per questo che ad esempio il nazismo, che con razzismo e prevaricazione
volle ridurre il mondo a diventare tedesco, non fu Impero ma imperialismo. Ci opponiamo quindi a qualsiasi
proposito di invasione e violazione della sovranità territoriale di uno Stato. L’Impero è e sarà una chiamata
a fare qualcosa di grande insieme.

<b>VI &#8208; Tradizione </b>
Quando parliamo di Tradizione (dal latino tradere, consegnare), non parliamo di acritico conservatorismo, o
di consuetudini caduche, mutevoli, mortali, figlie dei propri tempi. Analogamente al concetto d’Impero, ci
riferiamo a qualcosa di immutabile, sovrastorico, organico, unico. Come Europei, i precedenti più illustri in
cui la Tradizione Una ha dato forma alla nostra civiltà sono stati quelli delle fasi ascendenti di Roma, della
Grecia dorico&#8208;achea e dell’antica Scandinavia e Germania. Nell’età oscura in cui i popoli hanno perso la Luce
e la consapevolezza delle loro origini comuni, vedendosi l’un l’altro come estranei, si è introdotto nei
rapporti fra di essi un nuovo elemento che mai fu grande e significativo quanto nell’era moderna dei
nazionalismi, degli sciovinismi e dei razzismi: l’odio. Mai nell’antichità si giunse ad un’ignoranza e ad un odio tanto estesi. Ed è distaccandoci da questa ignoranza, e conformemente all’idea della Tradizione Una e
dell’Impero, che non possiamo che riconoscere ed onorare la pari dignità delle forme luminose che queste
idee presero negli altri luoghi del mondo ove esse sorsero, come nel Giappone, nell’India, nella Cina, nella
Persia, nel mondo Islamico, nella Russia. Il nemico che cerchiamo, quello che ci ha tolto la Luce, non è straniero, non coincide con un paese fonte di tutti i mali. Il nemico comune, quello contro cui tutti non possiamo che unirci, è l’Entropia, il Caos, la Dissoluzione, quello stesso male che ci corrode oscurando ogni verità. La nostra posizione verso qualunque altro paese è quindi di pieno rispetto per la sua tradizione, di
solidarietà, disponibilità e mancanza di pregiudizi, tanto quanto la nostra avversione è rivolta verso il
nichilismo, lo sfruttamento ed il rovesciamento di ogni giustizia e ordine normale delle cose.

<b>VII &#8208; Eurasiatismo </b>
In opposizione all’americanizzazione militare, politica, economica e culturale del mondo, noi ci dichiariamo
eurasiatisti. Supportiamo cioè un’alleanza salda e duratura fra i poli/potenze del continente Eurasiatico:
Europa, Russia, mondo Islamico, India, Cina e Giappone. Alleanza sotto forma di
integrazione/collaborazione strategica, energetica, economica e culturale. Solo se unita, l’Eurasia può
essere indipendente dalle mire americane di dominio, sfruttamento e disgregazione, ed instaurare
stabilmente una pax eurasiatica. Gli strateghi americani sanno questo, ed è esattamente la ragione per cui
la principale costante mai venuta meno nella politica estera americana è sempre stata il mantenimento delle divisioni nella massa continentale Eurasiatica, tramite la fomentazione di conflitti fra i vari poli regionali che la compongono. La nostra opposizione alla dominazione americana ha inoltre una valenza fondamentale di civiltà e visione del mondo: Essa è una lotta contro il capitalismo, il materialismo, il nichilismo, lo sradicamento, il livellamento e la trasformazione dell’essere umano in consumatore.




<b>Si ringrazia Kwisatz^Haderach per la redazione del presente documento.</b>
 
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Neon_Knight
view post Posted on 31/3/2008, 21:13




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